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SERVIZI CLOUD E LOGICHE AS A SERVICE – Verso una più equa distribuzione del rischio contrattuale e nuove tutele

L’offerta di tecnologia as a Service è cresciuta esponenzialmente negli ultimi anni grazie al Cloud Computing con cui i fornitori (soprattutto autorevoli multinazionali statunitensi) garantiscono ad aziende e consumatori diversi tipi di servizi informatici attraverso il web. Dopo anni di sviluppo e di complessità gestionale interna, le aziende scoprono che i sistemi IT proprietari non sono in grado, anche con investimenti significativi, di adattarsi alla spinta dell’innovazione divenuta troppo veloce e dirompente: il modello gestionale in house non è più all’altezza delle sfide del progresso in corsa. Per sopravvivere e prosperare, è necessario essere in grado di sfruttare potenti forze computazionali, i social media, spazi di archiviazione elastici e tutte le più innovative tecnologie in tempi brevi, con la massima agilità, per non rimanere penalizzati in un mercato sempre più globale e competitivo.
Indagando sui nuovi modelli di business della data-economy, questo contributo si prefigge di fare luce sugli aspetti più nevralgici che riguardano il contratto di servizi cloud, strumento negoziale cangiante e poliedrico, che, in ossequio alle nuove prassi commerciali abilitate dalla rivoluzione digitale, ha letteralmente stravolto il concetto stesso di contratto come formale punto di incontro della volontà delle parti.
L’oggetto dell’analisi è l’impatto della standardizzazione tecnologica sull’impresa, specie quella italiana, che, con la scalata del cloud, sta determinando profili di asimmetria contrattuale preoccupanti, da compensare con una revisione di approccio sia da parte dello stesso fruitore, che a livello istituzionale (nazionale e transnazionale), per garantire nuove tutele rispetto ai rischi assunti una volta migrati sulle nuvole, rimettendo così al centro autodeterminazione e libertà negoziale come valori imprescindibili anche del mercato digitale.