Le IoMT – Le Internet of Medical Things
Avv. Raffaella Aghemo
Con il procedere della diffusione di dispositivi connessi, con la decentralizzazione della rete, con l’utilizzo di nuove tecnologie predittive, quali l’Intelligenza Artificiale e il machine learning, si sta manifestando sempre più urgente la necessità e l’utilità di ricorrere all’Internet delle cose. L’IoT, Internet of Things, diventa un paradigma fondamentale e un corollario imprescindibile per connettere efficacemente tutte le tecnologie dell’industria 4.0.
Anche il settore sanitario sta scoprendo i benefici dell’Internet of Things, che permetterebbe la “centralità” del cliente e un “monitoring” costante e preciso. Proprio per questo ed altri motivi, si sta sviluppando recentemente, anche a seguito della crisi pandemica mondiale, il fenomeno delle IoMT, Internet of Medical Things, con il quale si fa riferimento a tutti quei dispositivi, magari connessi, per esempio, ai letti degli ospedali, che consentono la raccolta dati del singolo paziente e la sua “connessione” con il sistema sanitario.
Fino ad oggi, alcuni monitoraggi relativi allo stato di salute del paziente, sebbene ciclici, si attuano a seguito di una visita specialistica in strutture preposte o a seguito di controlli periodici presso il medico di base: la nuova tecnologia ha modificato l’approccio medico-paziente, male-cura, con una vision sicuramente più proattiva, cioè attraverso un controllo dei valori costante, che permette di verificare eventuali anomalie, e di avere perfetta cognizione dello stato di salute generale dell’individuo. Già l’utilizzo, per esempio di dispositivi indossabili, crea questa diretta connessione, utile anche per pianificare le giuste ed adeguate terapie.
Si sta, in effetti, passando da una medicina reattiva ad una medicina proattiva.
I dispositivi medicali di questa tipologia si possono classificare in quattro macrocategorie:
ON-BODY
Sotto questo suffisso, si raggruppano i dispositivi indossabili sul corpo, ecco perché il nome, a sua volta però distinguibili in quelli consumer e in quelli ad uso clinico. I primi sono per esempio gli smartwatch o i contapassi, che proprio per la loro conformazione, non essendo veri e propri strumenti medicali, non richiedono studi clinici informali per provarne l’efficacia.
Diverso è il protocollo per i secondi, che invece devono essere preventivamente autorizzati e certificati dal Sistema Sanitario, dopo verifiche e controlli ad hoc, e che sono rimborsabili, e prescrivibili dal medico (come gli apparecchi per lenire i dolori cronici).
Sebbene ancora non sia così, i primi potrebbero avviarsi verso un percorso simile ai secondi, integrando, ad esempio, negli smartwatch, apparecchi come il pulsossimetro o il sensore del controllo del sonno. La mole di dati raccolti da questi dispositivi (Real World Data) rende possibile raccogliere ulteriori evidenze durante la sperimentazione di un nuovo farmaco, supportando lo sviluppo di terapie personalizzate.
IN-HOME
Sotto questa categoria si intendono tutti quegli apparecchi che, domiciliarmente, consentono il controllo clinico del paziente, effettuando visite da remoto, televisita e contatti di emergenza, soprattutto a difesa e ad uso e consumo delle categorie più a rischio, come gli anziani. Per la precisione vi rientrano sistemi di risposta alle emergenze personali (PERS), monitoraggio remoto dei pazienti (RPM) e visite virtuali di telemedicina.
In questi casi, l’utilità maggiore si ha nei casi di malattie croniche, attraverso il monitoraggio del glucosio, la frequenza cardiaca e pressione arteriosa, o anche semplicemente per ricordare quando prendere un farmaco prescritto. L’applicazione torna utile anche in caso di cronicità tali da non rendere possibile una restitutio ad integrum del paziente, ma semplicemente il mantenimento dello stato attuale e un rallentamento del decorso peggiorativo.
COMMUNITY E IN-CLINIC
Ove invece le terapie avvengano al di fori di strutture ospedaliere e residenziali, per esempio attraverso check up di controllo in strada a seguito di campagne specifiche, i dispositivi servono a raccogliere dati per migliorare gli strumenti a difesa della salute.
Sotto la prima definizione rientrano cinque componenti:
- Servizi di mobilità per monitoring dello stato in transito
- Chioschi con display touch screen con personale competente da remoto
- Dispositivi point-of-care utilizzati da fornitori in campus medici per esempio
- Intelligence di emergenza per le chiamate di pronto ed immediato soccorso
- Logistica per trasporto farmaci
Sotto la seconda definizione rientrano i dispositivi utizzati anche solo per funzioni amministrative o ciniche al di fuori delle strutture ospedaliere vere e proprie, come per esempio lo Stetoscopio digitale di ThinkLabs.
IN-HOSPITAL
Si intendono tutti quei dispositivi che raccolgono dati non solo per la cura dei pazienti, ma anche sul flusso di lavoro all’interno delle strutture ospedaliere, del personale medico ed infermieristico, della gestione dei farmaci e dell’inventario, nonché degli apparecchi di assistenza meccanica come per esempio le sedie a rotelle.
Ci stiamo affacciando a una giusta centralizzazione della cura del paziente nel futuro dell’healthcare.
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