L’intelligenza artificiale fa ormai parte di moltissimi aspetti della nostra vita, personale e professionale, e va ben al di là della mera rappresentazione ideale di un robot, trasmessaci dai canali multi e massmediali. L’impatto che sta avendo e avrà l’intelligenza artificiale è equiparabile a quello dell’elettricità all’inizio del secolo scorso, che ebbe bisogno di oltre 40 anni per diffondersi in maniera capillare, anche se era chiaro fin dall’inizio il suo potenziale rivoluzionario.
L’AI è un insieme di tecnologie (dal Machine Learning al Natural Language Processing) che permettono alle macchine di percepire, comprendere, agire e imparare. Il suo cuore pulsante è l’algoritmo: una serie di regole codificate per la risoluzione di calcoli di tipo informatico, vale a dire una sequenza di passaggi precisi per risolvere un determinato problema.
L’impiego nel mondo dell’impresa di queste tecnologie è ancora agli inizi, ma è certo che a breve diventeranno il nuovo sistema nervoso dell’azienda, trasformando radicalmente il modo di fare business. Oltre a risultati sorprendenti, però l’AI può comportare anche gravi rischi sia per coloro che la sviluppano sia per coloro che la utilizzano con lo scopo di efficientare modelli organizzativi, processi di produzione o erogazione di servizi, a seconda dei dati
impiegati nella procedura di training.
Sviluppare, impiegare e immettere sul mercato sistemi o prodotti basati sull’AI significa lavorare con un’incalcolabile mole di dati, beni immateriali che oggi rappresentano una risorsa essenziale per la crescita economica, la competitività, l’innovazione.
Occuparsi di intelligenza artificiale prevede, dunque, una serie di valutazioni preventive verifiche non solo di carattere tecnico-informaticohe, ma anche etiche e giuridiche, che vanno espletate con il supporto di una consulenza legale specialistica.
Tra gli aspetti più rilevanti da considerare:
a) le analisi e i training devono essere fatti con dati anonimizzati (privacy by design)
b) devono essere rispettate regole di massima trasparenza per poter documentare i processi alla base dell’algoritmo (black box eplanation)
c) l’accesso ai dati deve essere proporzionale e limitato a finalità precise (privacy by default).
d) deve essere dimostrato un bassissimo rischio discriminatorio (fairness by design)
e) devono essere definite le responsabilità all’interno della catena degli attori interessati, quali lo sviluppatore, il produttore, l’addestratore, il distributore, l’utilizzatore, ecc.. (product liabilty)
f) devono essere delineati i profili delle coperture assicurative che andranno ad interessare prodotti e servizi automatizzati a fronte di nuovi criteri di imputabilità del danno.
L’utilizzo dell’A.I., infatti, tocca delicati campi giuridici: dalla frontiera dello human enhancement, alla responsabilità civile (danno da prodotto automatizzato o smart product), proprietà intellettuale, tutela brevettuale e della privacy, diritto del lavoro fino alla contrattualistica. Tutti aspetti che rilevano in maniera significativa e che ancora sono difficilmente inquadrabili in punto diritto.
Attente al dibattito nazionale, europeo e internazionale, forniamo consulenza legale specialistica ad aziende, software house, start-up innovative e centri di ricerca tecnico-scientifica che lavorano allo sviluppo di queste tecnologie evolute sia attraverso pareri legali interdisciplinari, sia assistendo i nostri clienti nell’iter di registrazione brevetti, nonché in tutti i delicati aspetti contrattuali connessi alla commercializzazione dello smart product.
Inoltre, in partnership con importanti tech-players e centri di ricerca universitari di avanguardia, affianchiamo le aziende che intendono adottare o implementare i processi produttivi o i servizi erogati con sistemi AI powerd, supportandoli nella verifica della compliance normativa e/o regolamentare e nella preventiva valutazione dei rischi.
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